Memoria dei fluidi
Giampaolo Penco
Italia, 2012, 60'
Synopsis
L’incipit del film è la ripresa delle fasi di costruzione ed installazione di una grande opera pubblica in bronzo per il GAM di Torino: IN LIMINE. L’opera che viene scoperta dal Presidente Giorgio Napolitano in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Da qui si inizia a raccontare l’opera dell’artista. Dalle sue opere degli ultimi anni come “Sculture di linfa”, installazione presentata alla Biennale di Venezia del 2007 e adesso al Maxxi di Roma, 1'«Albero delle vocali» nel giardino delle Tuileries a Parigi, un albero in bronzo, divelto, che estende i suoi rami sulla superficie del terreno risaliremo fino ai suoi inizi, le scelte radicali, l’opposizione alla cultura internazionale dell’epoca, che già flirtava con le mode del consumo, la scelta di lavorare nel paese di montagna in cui è nato, Garessio, il fascino delle tradizioni popolari, che affondano le loro radici nella magia dei luoghi e del paesaggio.
A Garessio è rimasta la casa di famiglia, l’infanzia tra i paesaggi montani, l’esperienza familiare di un nonno scultore ed un padre agricoltore, l’eco internazionale che la sua azione artistica raggiunge fin dagli esordi dei primi anni ’60.
In mezzo c’è il nucleo del suo lavoro: “qualsiasi movimento nello spazio ha già in sé tutti i caratteri della scultura. Respirare è scultura come un’impronta digitale è un’immagine pittorica. Nel mio lavoro, spesso rendo visibile un gesto che normalmente può essere automatico, involontario; sono le forme legate al volume e alle azioni del nostro corpo. Un soffio di vento equivale a un respiro.”
Ci sono quelli che vivono e lavorano con lui, la famiglia, gli artigiani e gli assistenti, quelli che danno forma al suo pensiero, quelli che lo conoscono fin dall’inizio, come Germano Celant, quelli con cui c’è un rapporto di stima e di collaborazione come Daniel Soutif.
C’è l’idea di identità, che si materializza nell’impronta, la contraddizione della cultura contemporanea che ci spinge a cancellare la nostra identità, mentre l’arte chiede di affermarla.
E poi c’è la natura, che si confonde con l’uomo, e l’uomo che “fluisce” nella natura.